Quanto costa avviare un e-commerce?

Young blonde woman working at small business ecommerce smiling and laughing hard out loud because funny crazy joke.

Aprire un e-commerce è oggi una delle scelte più comuni per chi vuole iniziare a vendere online.

Ma quanto costa davvero?

In questo articolo analizziamo le principali voci di spesa, dai costi tecnici a quelli fiscali. Una panoramica utile per capire se e quando conviene investire in un negozio digitale.

Dominio, hosting e piattaforma

Il primo passo per aprire un e-commerce è scegliere dove costruirlo. Chi parte da zero ha due strade principali: usare una piattaforma già pronta (come Shopify o Wix) o creare un sito personalizzato con CMS come WordPress e WooCommerce. Le piattaforme tutto-in-uno hanno costi mensili che partono da circa 20 euro, ma possono salire se si aggiungono funzionalità avanzate.

Per un sito personalizzato invece occorrono:

  • Un dominio (circa 10-20 euro l’anno)
  • Un hosting (50-150 euro l’anno)
  • Eventuali costi di installazione e configurazione

Se si affida il lavoro a un professionista, lo sviluppo del sito può costare da 500 a oltre 3.000 euro, a seconda della complessità.

Design e user experience

Un buon e-commerce non è solo funzionante, ma anche gradevole e facile da usare. Per questo molte persone scelgono di acquistare un tema grafico o affidarsi a un designer.

I temi predefiniti costano dai 30 ai 200 euro una tantum. Un design personalizzato può costare anche più di 1.000 euro. Questi costi vanno valutati in base al tipo di pubblico e al settore merceologico.

Costi dei metodi di pagamento

I pagamenti online hanno sempre un costo. I principali gateway (come PayPal, Stripe o i sistemi bancari) applicano una commissione per ogni transazione.

Questa commissione varia tra l’1,5% e il 3,5% a seconda del provider. Oltre alla percentuale, ci può essere un costo fisso per ogni operazione, come 0,35 euro. Chi ha molti ordini deve considerare anche questi importi nel calcolo dei margini di guadagno.

Gestione logistica e magazzino

Vendere online significa anche organizzare la logistica.

Ci sono diversi modelli:

  • Gestione autonoma del magazzino
  • Dropshipping
  • Affidamento a un servizio di logistica esterno

Nel primo caso, servono spazi fisici, materiali di imballaggio e personale. Nel secondo, i costi logistici sono minori, ma i margini possono essere più bassi. Nel terzo, si paga un abbonamento o una tariffa per ogni spedizione, che può andare da 2 a oltre 10 euro per pacco.

Marketing e pubblicità

Un e-commerce senza visibilità non vende. Le attività di marketing sono quindi fondamentali e rappresentano una delle principali voci di spesa.

Tra le spese più comuni:

  • Campagne su Google o social media (anche 300-1.000 euro al mese)
  • Email marketing (software a pagamento dai 10 euro al mese in su)
  • SEO e contenuti (servizi professionali da 200 a oltre 1.000 euro)

In alternativa, si può gestire tutto in autonomia, ma servono tempo e competenze.

Spese per Partita IVA e burocrazia

Per vendere online in modo regolare serve una Partita IVA. Anche chi vende prodotti artigianali o occasionalmente deve verificare se rientra in obblighi fiscali.

L’apertura della Partita IVA è gratuita, ma bisogna considerare:

  • I costi di gestione annuale (commercialista, dichiarazioni, contributi)
  • L’eventuale iscrizione alla gestione commercianti INPS e alla camera di commercio
  • Le imposte sul reddito

Per chi è all’inizio, il regime forfettario può essere un’opzione conveniente. Prevede un’imposizione fiscale ridotta e pochi obblighi contabili.

Un servizio come Fiscozen aiuta a gestire la propria Partita IVA, con supporto fiscale, consulenza e strumenti digitali. Questo riduce il rischio di errori e fa risparmiare tempo.

Licenze e adempimenti legali

In base a ciò che si vende, possono essere necessari permessi specifici. Chi vende prodotti alimentari, cosmetici o dispositivi medici, ad esempio, deve rispettare normative particolari.

Anche la privacy policy, i termini di vendita e le informazioni fiscali devono essere sempre aggiornate e corrette. Molti scelgono di rivolgersi a un consulente per redigere questi documenti, con costi che partono da 200 euro.

Costi variabili e manutenzione

Oltre ai costi iniziali, un e-commerce ha spese ricorrenti.

Tra queste:

  • Canoni mensili per plugin o estensioni
  • Aggiornamenti tecnici
  • Manutenzione del sito
  • Eventuali assistenze da parte di sviluppatori

Questi costi sono spesso sottovalutati, ma incidono nel medio-lungo periodo.

Anche il supporto clienti può generare spese, se viene gestito da personale esterno o tramite strumenti a pagamento.

Quanto serve in totale?

Un e-commerce di base può essere avviato con un budget minimo di circa 1.000-1.500 euro.

Se invece si punta a una soluzione professionale, il costo può salire a 5.000 euro o più. Il vero investimento, però, arriva nel tempo.

Servono fondi per sostenere il marketing, aggiornare la piattaforma, ottimizzare l’esperienza d’acquisto.

Avviare un e-commerce non è gratuito, ma può essere sostenibile con la giusta pianificazione. Chi vuole partire in modo regolare deve valutare attentamente ogni spesa.

La gestione della Partita IVA, la scelta della piattaforma e le attività di promozione fanno la differenza. Affidarsi a servizi specializzati, come Fiscozen, può semplificare molti aspetti e aiutare a concentrarsi sul proprio progetto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *